DECLUTTERING: il processo che ci libera dal superfluo per ritrovare chi siamo davvero
- Dott.ssa Fabiola Pasetti

- 2 gen 2021
- Tempo di lettura: 7 min
Decluttering: l’arte di liberarsi del superfluo. Dall’inglese “clutter” = ingombrare, mettere disordine, far confusione; il termine decluttering significa liberare lo spazio dal disordine e dall’ingombro. Non una semplice pulizia generale o l’eliminazione di qualche capo ormai vecchio o mal messo. Decluttering come un vero e proprio gesto di liberazione che si manifesta attraverso il riordino, un riordino speciale in grado di rompere le catene che imprigionano la nostra mente e liberarci da quei famosi fantasmi che tutti noi nascondiamo nell’armadio.
Ma davvero si tratta solo di un azione fisica che porta ordine nei nostri spazi? O è qualcosa di più?
Ebbene sì l’azione del decluttering è una pratica che, partendo dall’esterno conduce all’interno, partendo dallo spazio fisico conduce allo spazio psichico, da fuori di noi a dentro di noi. Ecco perché quest’azione apparentemente semplice, è in realtà molto più complessa e può favorire l’introspezione.
Che effetto fa trovarsi all’interno di una stanza in pieno caos e disordine, o al contrario trovarsi all’interno di una stanza ordinata, con pochi oggetti disposti armonicamente?
Una stanza ordinata e minimal, ma non sterile, trasmette un clima di serenità e calma e in qualche modo favorisce il contatto con la nostra interiorità. Uno spazio esterno ripulito e alleggerito dagli ingombri ci permette di vedere la luce che entra nella stanza, apprezzare la bellezza degli arredamenti, il materiale di questi, ed osservare in uno sguardo solo i vari oggetti o indumenti che possediamo. Metaforicamente questa semplicità e ordine simboleggiano la possibilità di un contatto diretto con i nostri bisogni, desideri ed emozioni profonde, un contatto intimo con noi stessi. Una stanza che viene riordinata attraverso il processo del decluttering, quindi in seguito alla scelta di liberarsi del superfluo oggettivo e psichico, ci regala la possibilità di soffermarci, osservare ed ascoltare ciò che ci circonda, noi stessi e ciò che ci appartiene esternamente ed internamente.
Invece, una stanza caratterizzata da una varietà di oggetti sommersi uno sull’altro, di varia natura, alcuni inutilizzati, altri rotti o malmessi e altri buttati lì, ci potrebbe trasmettere un senso di soffocamento, oppressione o irrequietezza. Questo può raffigurare il caos che spesso si nasconde nella nostra mente, quello scompiglio che a volte si crea per nascondere il problema . È facile con questo meccanismo riempire e foderare gli spazi fisici e psichici con oggetti o ingombri per evitare di osservare e conoscere cosa ci sia al di sotto, e stare quindi in contatto con l’essenza delle cose. L’essenziale dal punto di vista materiale quindi qualche oggetto, utensile o indumento, giusto quelli che servono o a cui siamo affezionati, ed essenziale dal punto di vista psichico, stare a contatto con i nostri valori e con la nostra interiorità.
Così come si tende ad ingombrare gli spazi vitali, si tende ad offuscare quelli della nostra psiche. L’azione del disordinare spesso nasconde in sé un meccanismo di difesa che viene messo in atto al fine di distogliere l’attenzione dall’essenza del problema. Parallelamente si presenta un meccanismo mentale per il quale si tende a riempire il vuoto con l’illusione di proteggerci ed evitare di stare in contatto con quanto questo porti. In realtà, ciò che sarebbe di aiuto sarebbe ascoltare ed accogliere il vuoto, ma anche le paure e i desideri che spesso tendiamo ad offuscare, ed accogliere ciò che portano. Contrariamente da ciò che si pensa, anziché impazzire per evitare che questi invadano la nostra mente, talvolta il semplice dare spazio e parola a ciò che ci fa paura e ci spaventa non è che di meglio possiamo fare.
Prendere in mano i nostri armadi e più in generale le nostre case, attraverso il metodo che Marie Kondo ha proposto nel suo libro: ”Il magico potere del riordino”, ci dà la possibilità di entrare in contatto con noi stessi; procedendo attraverso questo rituale ci troveremo a confrontarci con ogni angolo di noi stessi, proprio come si affronta angolo per angolo la nostra casa.
Ci troveremo ad interrogarci se un oggetto o un abito ci crei emozioni, quando magari non ci siamo mai chiesti se davvero un oggetto le possa creare… E allora forse dovremmo interrogarci su quanto siamo abituati ad ascoltarci, quanto siamo abituati a dare spazio alle nostre emozioni e all’energia che viene liberata da ciò che ci circonda.
Ci troveremo di fronte alla scelta di tenere o buttare, quindi di trattenere o lasciare andare, grande bivio che richiama alla mente i nostri attaccamenti al passato, le nostre aspettative e paure per il futuro. Di fronte a quella che può sembrare una semplice azione meccanica di spostare un abito o un oggetto da un cumulo ad un altro, ci si accorgerà di essere investiti da mille sensazioni ed emozioni che complicano la scelta di tenere o buttare. Tutto questo sfondo emotivo che spesso non viene considerato, ha a che fare con quanto noi siamo attaccati agli oggetti e quindi legati al passato o impauriti dal futuro. Ci si potrebbe trovare letteralmente bloccati di fronte a questa apparente scelta banale, trascurando invece che il blocco riguarda la difficoltà di lasciar andare il passato o la pretesa di controllare il futuro. Il decluttering può aiutarci quindi a comprendere che la Vita non è il passato, che ormai è già stato e non si può cambiare, e non è tantomeno il futuro, che non possiamo controllare e programmare. La Vita è ciò che ci accade nel qui ed ora. Nella società odierna siamo abituati a proiettarci nel domani e difficilmente prestiamo attenzione a ciò che ci sta accadendo, riuscire a stare nel presente, consapevoli che il passato fa parte della nostra storia e che il futuro sarà costruito passo dopo passo, ci aiuterebbe ad affrontare con più leggerezza molti ostacoli.
In modo parallelo possiamo rivedere questa tendenza nell’azione dell’accumulare una grande quantità di oggetti o del liberarci di questi. Tendiamo spesso ad accumulare gli oggetti per paura che non siano sufficienti, o evitiamo di liberarcene pensando che un domani possano rivelarsi utili. Facciamo un esempio pratico: supponiamo di possedere dai 20 ai 30 indumenti e vestiti per categoria, e spesso ci facciamo prendere dal trend del momento e ne compriamo sempre alcuni di nuovi per paura che questi non siano sufficienti, o all’idea che ci potranno servire in quella determinata occasione. Osservando la situazione non potremmo mai sapere oggi se tutti quei vestiti ci basteranno domani, inoltre spesso capita che non tutti vengano utilizzati, o vengono spostati da un cassetto ad un altro con la promessa che la prossima stagione o quando si perderanno quei chili verranno indossati. Questa modalità ci induce per prima cosa a credere che si può controllare il futuro e per seconda cosa ci abitua a procrastinare una nostra azione o stato d’animo ad una determinata circostanza, (per esempio: quando perderò quei kili di troppo, potrò indossare quel vestito ed essere felice o sentirmi bella). In realtà facendo affidamento alle cose esterne non potremmo mai prepararci a sufficienza per il futuro, e non avremo mai la certezza che tutto ciò che possediamo di materiale un domani possa rivelarsi utile. Inoltre, impariamo che si potrà essere felici o sentirsi belle solo in determinate condizioni.
La verità è che tutto ciò che ci serve e su cui possiamo fare affidamento siamo noi stessi, e non c’è nulla di più sicuro e autentico di noi. Il segreto non è quello di proiettare la nostra felicità ad una condizione esterna, ma la capacità di riuscire ad esserlo per ciò che si è. Ecco allora che il processo del decluttering si può rivelare un valido strumento per entrare in contatto con noi stessi, scoprire di cosa siamo fatti, quali valori e doti possediamo e avremmo sempre con noi.
Attraverso la pulizia e lo sgombero di ciò che materialmente è superfluo, lasceremo spazio a ciò che è essenziale. Magicamente lo stesso potrà accadere anche ad un livello più astratto rispetto alla nostra casa, ovvero nella nostra mente. Ecco rivelato il magico potere del riordino. Inteso in questi termini, vien da sé che il decluttering non si può tradurre in un mero riordino o nella pulizia di qualche cassetto o scaffale troppo pieno. Il decluttering è un vero e proprio processo. Ecco perché Marie Kondo nel suo libro dice che il riordino avviene una sola volta, proprio perché il grande cambiamento che ne consegue è rivoluzionario, stravolge e modifica i meccanismi (mentali) precedenti.
Per operare il decluttering ci viene richiesta una grande capacità che è quella di saperci ascoltare. Secondo il metodo Konmari la scelta degli indumenti o degli oggetti ricade sulle emozioni che questi ci trasmettono oltre che sull’effettiva utilità. Può essere considerato come una palestra dove allenarsi ad ascoltare le emozioni che nascono ed emergono dal nostro corpo. Solo così, passando attraverso questo processo, potremmo imparare a riconoscere la nostra interiorità: che cosa fa davvero per noi e che cosa invece non lo fa. Non è importante il risultato o l’obiettivo, il decluttering non è il numero di sacchi dell’immondizia che si riempiono con gli oggetti da buttare o la foto di un prima e dopo dell’armadio. Il decluttering è il processo, è la capacità di stare nel processo e saperne cogliere gli avvenimenti e i cambiamenti che questo porta a noi stessi, osservando che cosa cambia dentro di noi mentre decidiamo quali oggetti tenere e di quali liberarci.
L’azione del buttare un oggetto, osservata meglio è quella di liberarsi di questo e quindi di liberarsi anche del peso che esso aggiunge alla nostra casa e alla nostra mente. Ci liberiamo di quello che non ci appartiene, per ritrovare chi siamo davvero. Come il cambiare delle stagioni dove l’autunno con il suo movimento di colori e foglie spoglia gli alberi dal superfluo per lasciarli a stretto contatto con la natura, l’inverno conduce all’interno e all’intimo per portare al fiorire di fiori e frutti in primavera ed estate. Dall’esterno all’interno, perché è solo dall’interno che si può rifiorire. Così noi attraverso il processo del decluttering possiamo spogliarci del superfluo per stare a contatto con noi stessi, nell’introspezione che condurrà poi alla fioritura di un nuovo sé.
Ringrazio di cuore la Dott.ssa Laura Scattolin per la collaborazione nella scrittura di questo articolo.
Dott.ssa Fabiola Pasetti
Psicoterapeuta Sistemico Relazionale
www.fabiolapasetti.com
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